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  • San Felice Circeo (Latina) – 29-30 settembre 1975 – Prima parte
    Tra il 29 e il 30 settembre 1975 in una villa di San Felice Circeo due ragazze diciottenni, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, vennero tenute segregate e sottoposte a feroci violenze per oltre 30 ore da tre uomini: Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira. Rosaria Lopez fu uccisa, Donatella Colasanti si finse morta e riuscì a sopravvivere. In tribunale raccontò istante per istante cosa era accaduto. Due degli autori di quel delitto furono arrestati subito, un terzo riuscì a scappare e non venne mai preso. Erano tutti e tre noti negli ambienti del neofascismo romano, due di loro, Izzo e Ghira, avevano precedenti penali. Ciò che avvenne a San Felice Circeo rappresenta uno dei casi di cronaca più tristemente noti della storia italiana. Al processo i legali dei tre imputati cercarono in qualche modo di far ricadere la colpa anche sulle due vittime. «Se fossero rimaste a casa…», disse uno degli avvocati. Meno noto è ciò che avvenne dopo il processo. Angelo Izzo approfittò di un permesso premio e scappò, fu arrestato a Parigi. Di nuovo in carcere iniziò a scrivere alle procure di mezza Italia facendo rivelazioni molto spesso poco credibili. Nel 2005 quando gli venne concessa la semilibertà, uccise di nuovo. Le vittime furono due donne. Gianni Guido dopo pochi anni di carcere evase e riuscì a scappare in Argentina. Fu arrestato ma evase di nuovo. Venne individuato molti anni dopo a Panama dove faceva l’allevatore di polli. Andrea Ghira non venne mai catturato. Molti anni dopo emerse che si era arruolato nel Tercio, la legione straniera spagnola. Morì nel 1994 nell’enclave spagnola di Melilla, in Marocco. La famiglia rivelò la notizia solo undici anni più tardi. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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    46:35
  • San Felice Circeo (Latina) – 29-30 settembre 1975 – Seconda parte
    Tra il 29 e il 30 settembre 1975 in una villa di San Felice Circeo due ragazze diciottenni, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, vennero tenute segregate e sottoposte a feroci violenze per oltre 30 ore da tre uomini: Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira. Rosaria Lopez fu uccisa, Donatella Colasanti si finse morta e riuscì a sopravvivere. In tribunale raccontò istante per istante cosa era accaduto. Due degli autori di quel delitto furono arrestati subito, un terzo riuscì a scappare e non venne mai preso. Erano tutti e tre noti negli ambienti del neofascismo romano, due di loro, Izzo e Ghira, avevano precedenti penali. Ciò che avvenne a San Felice Circeo rappresenta uno dei casi di cronaca più tristemente noti della storia italiana. Al processo i legali dei tre imputati cercarono in qualche modo di far ricadere la colpa anche sulle due vittime. «Se fossero rimaste a casa…», disse uno degli avvocati. Meno noto è ciò che avvenne dopo il processo. Angelo Izzo approfittò di un permesso premio e scappò, fu arrestato a Parigi. Di nuovo in carcere iniziò a scrivere alle procure di mezza Italia facendo rivelazioni molto spesso poco credibili. Nel 2005 quando gli venne concessa la semilibertà, uccise di nuovo. Le vittime furono due donne. Gianni Guido dopo pochi anni di carcere evase e riuscì a scappare in Argentina. Fu arrestato ma evase di nuovo. Venne individuato molti anni dopo a Panama dove faceva l’allevatore di polli. Andrea Ghira non venne mai catturato. Molti anni dopo emerse che si era arruolato nel Tercio, la legione straniera spagnola. Morì nel 1994 nell’enclave spagnola di Melilla, in Marocco. La famiglia rivelò la notizia solo undici anni più tardi. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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    47:58
  • Roma, 12 maggio 1977
    Il 12 maggio 1977 una ragazza di 18 anni viene uccisa a Roma da un colpo di pistola mentre sta scappando da una carica della polizia. Di quell’omicidio ci sono molti testimoni, si fanno varie ipotesi, ma non si arriverà mai a un processo. La ragazza si chiamava Giorgiana Masi. Per il 12 maggio 1977 viene indetta una manifestazione del Partito Radicale per celebrare l’anniversario della vittoria nel referendum sul divorzio di tre anni prima. Ma le forze dell’ordine, anche in borghese, cercano di impedire la manifestazione e di disperdere le persone. Qualcuno spara. Ci sono dei feriti, un poliziotto e una donna. E poi c’è Giorgiana Masi, che viene colpita da un proiettile alla schiena, e muore in ospedale. Vengono avanzate diverse ipotesi sull’accaduto: quella del fuoco amico, sostenuta inizialmente anche da Francesco Cossiga che allora era ministro dell’Interno; quella di un colpo sparato accidentalmente dalle forze dell’ordine; e infine l’ultima, la più inquietante, quella di un atto deliberato nell’ambito della cosiddetta strategia della tensione. Anche quella delle proteste studentesche è una delle grandi vicende della storia italiana, che Altre Indagini racconta con gli stessi approcci e rigori applicati alle storie di cronaca nera di Indagini. Le storie di Altre Indagini sono disponibili sul sito e sull’app del Post per le persone abbonate: un modo per ringraziarle per la loro partecipazione al progetto del Post, che fa sì che il Post possa continuare a fare il suo giornalismo in modo gratuito per tutte e tutti. Se vuoi ascoltare Altre Indagini, abbonati al Post. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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    6:41
  • Terrazzo (Verona) – 1993-1994 – Prima parte
    Nei primi anni Novanta, alcune ragazze scomparvero nella zona del veronese. Erano quasi tutte originarie dell’est Europa e per vivere si prostituivano. Una di loro era tossicodipendente. Non ci furono grandi ricerche per ritrovarle. Un giorno, nei terreni appartenenti a una famiglia di Torrano, frazione di Terrazzo, vennero casualmente scoperti i resti di una giovane donna. Non si riuscì a risalire a un nome, né alla causa della morte. Il figlio del proprietario di quei campi era stato arrestato per aver sequestrato e violentato una ragazza. Stava per essere posto agli arresti domiciliari. Si chiamava Gianfranco Stevanin. A casa sua vennero trovate migliaia di foto di donne, schede che le descrivevano, buste contenenti capelli e peli pubici, i documenti di due ragazze. Fu sospettato di aver ucciso la ragazza ritrovata nei suoi campi ma anche di aver assassinato le due ragazze a cui appartenevano quei documenti. Le indagini furono lunghe e complicate, incentrate soprattutto sulla ricerca di altri corpi, forse sepolti in quei campi. Stevanin negò prima ogni responsabilità, poi iniziò ad ammettere qualcosa ma lo fece parlando di sogni, visioni, cambiando spesso versioni, centellinando rivelazioni o presunte tali. Ammise di aver sepolto quei corpi ma disse che quelle donne erano morte di morte naturale. Alla fine furono scoperti quattro corpi di giovani donne, a una di loro non si è mai potuto dare un nome. Un’altra ragazza, sicuramente assassinata, non è mai stata ritrovata. Al processo si discusse molto di una lesione al lobo frontale riportata da Stevanin quando aveva 16 anni, in seguito a un incidente in motorino. Secondo i periti della difesa quella lesione aveva comportato una totale o parziale incapacità di intendere e di volere. Gli stessi giudici, nei vari gradi di giudizio, diedero interpretazioni diverse. È rimasto il sospetto, dopo tanti anni, che non tutto sia stato scoperto e che le vittime possano essere state di più di quelle effettivamente accertate. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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    45:26
  • Terrazzo (Verona) – 1993-1994 – Seconda parte
    Nei primi anni Novanta, alcune ragazze scomparvero nella zona del veronese. Erano quasi tutte originarie dell’est Europa e per vivere si prostituivano. Una di loro era tossicodipendente. Non ci furono grandi ricerche per ritrovarle. Un giorno, nei terreni appartenenti a una famiglia di Torrano, frazione di Terrazzo, vennero casualmente scoperti i resti di una giovane donna. Non si riuscì a risalire a un nome, né alla causa della morte. Il figlio del proprietario di quei campi era stato arrestato per aver sequestrato e violentato una ragazza. Stava per essere posto agli arresti domiciliari. Si chiamava Gianfranco Stevanin. A casa sua vennero trovate migliaia di foto di donne, schede che le descrivevano, buste contenenti capelli e peli pubici, i documenti di due ragazze. Fu sospettato di aver ucciso la ragazza ritrovata nei suoi campi ma anche di aver assassinato le due ragazze a cui appartenevano quei documenti. Le indagini furono lunghe e complicate, incentrate soprattutto sulla ricerca di altri corpi, forse sepolti in quei campi. Stevanin negò prima ogni responsabilità, poi iniziò ad ammettere qualcosa ma lo fece parlando di sogni, visioni, cambiando spesso versioni, centellinando rivelazioni o presunte tali. Ammise di aver sepolto quei corpi ma disse che quelle donne erano morte di morte naturale. Alla fine furono scoperti quattro corpi di giovani donne, a una di loro non si è mai potuto dare un nome. Un’altra ragazza, sicuramente assassinata, non è mai stata ritrovata. Al processo si discusse molto di una lesione al lobo frontale riportata da Stevanin quando aveva 16 anni, in seguito a un incidente in motorino. Secondo i periti della difesa quella lesione aveva comportato una totale o parziale incapacità di intendere e di volere. Gli stessi giudici, nei vari gradi di giudizio, diedero interpretazioni diverse. È rimasto il sospetto, dopo tanti anni, che non tutto sia stato scoperto e che le vittime possano essere state di più di quelle effettivamente accertate. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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    58:06

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Tutto quello che è successo dopo alcuni dei più noti casi di cronaca nera italiana. Una storia ogni mese, il primo del mese. Un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi.
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