Quasi la metà delle donne italiane dice di non capire la politica e non parlarne mai nelle proprie giornate. Un terzo non si informa mai. Sono dati ISTAT e sono peggiori di quelli sugli uomini. L’affluenza al voto tra le donne è più bassa, almeno dagli anni Settanta. Le sindache sono appena il 15 per cento del totale. È un divario che attraversa età, istruzione, geografia. Le ragioni di questo fenomeno sono note: facili da individuare, meno da risolvere. Cosa si può fare, a livello individuale e collettivo, per ridurre questa distanza?
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Perché ci sentiamo impotenti, e come uscirne
È una condizione comune: la percezione che, mentre il mondo va a rotoli, siamo del tutto incapaci di cambiare le cose, di ottenere dei risultati, di incidere e avere un impatto sulla realtà. Ne nasce un senso di impotenza che diventa nel peggiore dei casi disillusione, sfiducia. Nel peggiore diventa cinismo, aggressività. Non è solo una sensazione: dati e ricerche mostrano che viviamo nell’epoca col maggior numero di proteste e mobilitazioni di sempre, e col minor numero di risultati raggiunti da quelle proteste e mobilitazioni. C’è un perché, anzi: ce n’è più di uno. E ci sono anche nuove strade da percorrere, da soli e insieme.
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Due o tre cose che ho capito degli Stati Uniti
Per capire cosa significa davvero l’omicidio di Charlie Kirk bisogna partire da un dato: negli Stati Uniti la violenza armata non è un’anomalia. È il prodotto di una storia diversa dalla nostra, che spiega perché oggi la politica e la società statunitensi ci appaiano così incomprensibili. A forza di fare discussioni pigre, invece, rischiamo di perderci un fenomeno nuovo: le sottoculture online che venerano il caos, frequentate dall’assassino di Kirk. Intanto la destra rilancia una nuova forma di “cancel culture” incoraggiata dall’amministrazione Trump, che cercherà di trasformare l’omicidio in un’arma politica. Infine, da Milano al Nepal, altre storie ci ricordano quanto sia importante distinguere i fatti dagli slogan.
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La scuola può cambiare anche subito
Lo sappiamo tutti: per cambiare la scuola servono la riforma dei sogni (approvata dal parlamento dei sogni), un organico improvvisamente abbondante, genitori consapevoli e coinvolti, tanti miliardi per alzare gli stipendi e ricostruire le scuole fatiscenti una per una. Tutte cose necessarie, ma è un modo come un altro per dire che la scuola non potrà cambiare mai. Invece la scuola può cambiare anche subito, con le regole esistenti, con le condizioni esistenti, in attesa che ne arrivino di migliori: Luca Gaggioli, dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo Bonaccorso da Montemagno di Quarrata, in provincia di Pistoia, racconta come ha aperto i pomeriggi senza costi extra, trasformato la didattica, coinvolto i docenti, integrato gli studenti stranieri. E quanto gli è costato sul piano personale.
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A spasso con Putin
Nel giorno più vacanziero dell’anno, Donald Trump e Vladimir Putin si sono incontrati in Alaska per parlare di come chiudere la guerra in Ucraina. È stato presentato come un momento storico, potenzialmente decisivo, ma dopo tre settimane sembra che nulla sia cambiato: i bombardamenti continuano e i negoziati si sono arenati. Cosa voleva davvero Trump? E cosa cercava Putin? Per capire quell’incontro bisogna capire come entrambi usano la diplomazia, e quali obiettivi hanno.
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